Notturna alla Punta della Targhetta

Venerdì 18 Settembre 2020, tramonto

Punta della Targhetta
Punta della Targhetta

La zona di immersione è ubicata in una minuscola baia, delimitata a levante dal promontorio roccioso di Punta Chiappa. Il fondale degrada fino a circa 16 metri sotto il livello del mare. Quando si effettua l’immersione si giunge a questa profondità seguendo la catena della struttura di ormeggio. Proseguendo sulla sinistra si trova una parete verticale che raggiunge nel punto più profondo i 20 metri di profondità. In questa parete anche i subacquei meno esperti potranno ammirare il corallo rosso (Corallium rubrum) e le margherite di mare (Parazoanthus axinellae).

I siti dell’Area Marina Protetta di Portofino

Questi sono i siti dove è possibile immergersi all’interno dell’Area Marina Protetta di Portofino. Ricordiamo che si parla di immersioni diurne, per quelle notturne dovete leggere più avanti.

Ogni sito è completo di mappa subacquea e descrizione dettagliata dell’immersione.

Se volete scaricare sul vostro computer il file completo in PDF, cliccate qui.

Ricordiamo infine che le immersioni notturne sono consentite solo ai centri autorizzati dall’Ente Gestore e unicamente nei seguenti siti:

2) Punta della Targhetta
3) Grotta dell’Eremita
5) Punta dell’Indiano
6) Dragone
7) Colombara
11) Testa del Leone
15) Punta Vessinaro
16) Casa del Sindaco
18) Faro
20) Altare

Fonti: http://www.portofinoamp.it/siti-immersione

http://www.portofinoamp.it/chi/statuto-e-regolamenti/regolamentoportofinoMinistero.pdf

Secca dell’Isuela 16 Agosto 2020

Ancora una volta abbiamo volteggiato attorno al cono dell’Isuela, la secca che si trova di fronte a Punta Chiappa.
Dopo aver illuminato le gorgonie a -40 siamo lentamente risaliti tra cernie, murene e occhiate per finire letteralmente circondati da un banco di barracuda tra i quali si aggiravano due cernie nere dall’aspetto minaccioso.
Buona visione!

Immersione al relitto del Pelagosa

Il posamine Pelagosa affondò il 9 Settembre 1943 centrato dai colpi di cannone di una batteria posta sulle alture di Genova occupata nottetempo dai Tedeschi.
Al momento dell’affondamento non trasportava mine e questo fatto evitò l’esplosione completa della nave che adesso giace su un fondale di 36/38 metri capovolta e spezzata in due tronconi.

Tipo: posamine. Anno di costruzione: 1927. Cantiere: Cantieri Reali – Castellammare di Stabia (Italia). Nazionalità: italiana. Dislocamento carico normale: 680 tonnellate. Dislocamento a pieno carico: 755 tonnellate. Lunghezza: 66,0. Metri. Larghezza: 10,0. Metri. Apparato motore: 2 motori diesel [FIAT-Torino], cavalli asse: 700, eliche: 2, velocità: 10 nodi, armamento: 1 cannone da 75/40 mm e 2 mitragliatrici. Attrezzato per il trasporto e la posa in opera di 54 carrelli da mina, equipaggio: 71 uomini.
Data affondamento: 9 settembre 1943, causa affondamento: cannoneggiamento, profondità minima: 20 metri, profondità massima: 37 metri, distanza da riva: 1,5 miglia da Quarto.
La nave si presenta divisa in 2 tronconi completamente rovesciati, l’immersione inizia da poppa in corrispondenza dei due assi delle eliche, non più presenti, da una cima posta dai subacquei, proseguendo sulla fiancata verso prua rivolta a nord, la tentazione di entrare è molto forte, ma e’ assolutamente sconsigliato in quanto la struttura è fortemente deteriorata, e rischia di collassare da un momento all’altro, con una buona torcia si scorgono i motori ancora integri e appesi a testa in giù, si possono comunque intravedere molte altre forme che ne delineano la coperta.

 

Immersione di prova davanti al Bunker

Chi non ha mai provato l’emozione di fluttuare liberamente sott’acqua può venire ad immergersi con la bombola proprio davanti alla nostra sede di Genova Quinto al mare.

Una serata al Bunker

La nostra Associazione ha la propria sede presso un Bunker che risale alla seconda guerra mondiale ed è a pochi metri dalla battigia.

Le immersioni notturne davanti alla nostra sede riservano molte sorprese come un polpo che “passeggia” fuori tana.

Ogni anno, in genere a inizio Agosto, ci riuniamo per una serata conviviale a base di muscoli (cozze o mitili o Mytilus galloprovincialis) .

Esplorando il relitto della Haven

Immersione tecnica al relitto della Haven del nostro vicepresidente Marco Pizzirani. 7 Agosto 2015

Queste le sue impressioni:

Ho voluto condividere questo video fatto anni fa per “arricchire” le bellissime immagini già pubblicate sul nostro sito con qualcosa di particolare.

Premetto che non si è trattato di un’ immersione “tecnica” (sono sceso con 18 litri di semplice aria) anche se dalle immagini si nota un “compagno di gita” che era invece equipaggiato con miscela trimix.

Sicuramente un’immersione delicata da non prendere assolutamente come una normale immersione al Parco di Portofino anche se profonda.

Il filmato l’ho girato alla seconda immersione sul relitto nel giro di 15 giorni: una serie di circostanze favorevoli mi hanno facilitato l’immersione. È stata la mia quinta volta: mi sentivo molto tranquillo per riuscire a gestire un immersione facendo delle riprese (GoPro 3 Black edition).

Colgo l’occasione per ringraziare l’amico e compagno di apnea Giacomo Gualtieri, guida Fipsas.

Facendo la discesa “in aria” abbiamo deciso di non scendere oltre i -45 metri per limitare i tempi di decompressione: il “tuffo” è durato circa 20 minuti mentre la decompressione poco meno di 30 minuti.

Sicuramente, per chi non è mai sceso sulla Haven, è un’esperienza forte: confesso che un paio di volte mi sono trovato in difficoltà: la prima volta in assoluto ho patito un blocco inverso in risalita (maschera piena di sangue) la seconda volta (terza volta che scendevo) consumo eccessivo di aria (eravamo scesi a -54 metri… da NON fare!) . Bisogna arrivare preparati per questa immersione: attrezzatura e fisico al top, no raffreddore, no mal di testa… e una buona dose di immersioni “profonde” (ovvero -40 metri) fatte recentemente… mi raccomando!

 

Buon blu

marco

Sollecitato dalla nostra curiosità, Marco ci ha spiegato cosa sia il “blocco inverso”:

in sostanza l’immersione era “filata liscia”…in fase di risalita ho iniziato a sentire un dolore alla fronte (tipo sinusite)….era catarro/aria che non riusciva ad uscire dal naso e che ha iniziato a “trovare una strada alternativa”….in pratica la pressione lo aveva compresso….poi risalendo la pressione è diminuita (e nel frattempo il muco era aumentato) facendo espandere la massa di muco/aria/sangue sul fronte nasale…
mi sono accorto del sangue nella maschera perché ho sentito un “soffio” nell’occhio sinistro….il muco stava uscendo da lì!!!! Ho risolto fermandomi e scendendo su è giù per far diminuire il dolore….poi quando mi sono accorto che il muco stava uscendo ho ripreso la risalita.
In rete ho trovato questa definizione “tecnica” del DAN:

Durante la risalita, se l’aria che si espande non riesce ad uscire (blocco inverso), il volume di gas nella cavità aumenta, con maggior dolore e disagio. Se lo stress nell’orecchio medio diventa troppo grande (non si riesce a compensare o si forza la manovra di compensazione), si possono causare danni all’orecchio medio e interno (udito e senso di equilibrio), con rischio di danni permanenti.